Recensione di cuore, viscere, midollo e cervella.
Gabriele Campagnano debutta nella narrativa di genere fantastico con Zodd Alba di Sangue, titolo minaccioso partorito dal ventre maledetto della neo realtà editoriale Necrosword. L’autore non è di certo un novellino per quanto riguarda l’arte dello scrivere, alle spalle ha numerosi articoli storici di stampo specialistico, un saggio sui grandi condottieri dell’età medievale e moderna (I padroni dell’Acciaio) e diversi contributi divulgativi licenziati sulla famosa pagina facebook Zhistorica.
Si è sempre un po’ restii ad approcciare il fantasy made in Italy, colpa dei propri preconcetti e di brutte passate esperienze, ma Zodd. Alba di Sangue si ritaglia, letteralmente a morsi, un posto di primo piano tra le proposte “fantastiche” degli esordienti italiani. Come al mio solito non voglio calarmi fin troppo nei dettagli della trama, per lasciare al lettore tutto il piacere della scoperta, perciò mi limiterò a tratteggiare gli aspetti che mi hanno colpito maggiormente del romanzo. Nel bene e nel male.
“Zodd metti giù l’addhur…”
OK! SOLO DEL BENE.
Scherzi a parte il romanzo ha pregi notevoli, spesso non riscontrabili nelle “opere prime”. La scrittura di Campagnano è precisa, chirurgica, anatomica e pulita. Paradossalmente pulita. Non si cimenta in vacue speculazioni filosofiche intellettualistiche ne si infanga in costruzioni retoriche artificiose.
Uno degli aspetti che ho apprezzato di più è la costruzione di un secondary world abbastanza scarno, ma allo stesso tempo ricco di stimoli e riferimenti al nostro passato. Onnar è un mondo vagamente descritto in tutta la sua ampiezza, di cui conosciamo ancora poco tranne alcune località accennate. Il lettore accosterà immediatamente l’Impero Imadiano ai fasti e alla decadenza dell’Impero Romano d’Occidente. L’impero immaginifico e quello latino condividono numerose caratteristiche. Entrambi hanno assoggettato diverse popolazioni, che non sempre convivono pacificamente, sono tormentati da incursioni nemiche e costretti a perseguire una politica militare di stampo “limitaneo”. Impero Imadiano e Romano sfoggiano eserciti regolari e ausiliari del tutto simili, i “rettangolari” sono la fanteria armata di scudi ovviamente rettangolari, spade corte che prediligono il colpo di punta che di taglio. Il richiamo alle legioni romane è immediato, il soldato romano è armato di scutum rettangolare e dal micidiale gladius. Il protagonista Zodd, invece, è al comando dei corazzati, unità di spicco dell’esercito composta da energumeni muscolosi armati pesantemente. Zodd maneggia con grande naturalezza l’addhur, uno spadone dalle proporzioni assurde (strizzatina d’occhio a Berserk). Onnar è anche caratterizzata dalla presenza di diverse compagnie di ventura, ovvero mercenari. Campagnano fonde i tropi dell’antichità con quelli dell’età medievale o moderna, ovvero il dilagare degli eserciti mercenari nella penisola italica e in tutta Europa. L’appassionato di fantasy potrà facilmente incontrare personaggi del tutto simili a quelli ideati da Abercrombie nella trilogia della Prima Legge, ovvero Nicomo Cosca generale dall’animo goliardico… che si vende al migliore offerente.
Un ultimo richiamo al mondo romano è evidente nella religione dei Muriani, adoratori di Murion. Il culto monoteistico dei Muriani è del tutto somigliante al cristianesimo delle origini, il primitivismo dei precetti muriani ricorda la semplicità spirituale dei cristiani perseguitati dagli imperatori romani. A seguito di un editto imperiale i Muriani sono sempre più incontrollabili, perché costretti a venerare gli dei (fottuti) del pantheon imadiano. Bisogna far notare che la stessa chiesa Muriana si è scissa in varie frange. I NeoMuriani sono i più ribelli e combattivi (non ho potuto fare a meno di pensare agli Zeloti di Masada estirpati da Tito) mentre La Legione è una “setta” ammantata da un’aurea misterica e inquietante, addirittura più temibile delle altre corporazioni muriane.
Tornando a Zodd è importante sottolineare la sua indole battagliera e sanguinaria, il protagonista vive per combattere, per far marcire la terra con il sangue dei propri nemici… o di chiunque. Zodd è il prototipo dell’antieroe di stampo Grimdark (tocca a spiegarlo ancora cos’è?), cinico, bastardo, materialista, nichilista, violento, blasfemo e correttamente inserito in un mondo dove è palese l’assenza di un codice cavalleresco. Una delle scene iniziali, tra le più forti e convincenti del romanzo, è lo stupro di una giovane ragazzina, prigioniera di guerra. La fanciulla era stata già ripetutamente violata da altri soldati, ma Zodd (fino all’ultimo ho sperato/creduto in un atteggiamento conciliante) la fotte ripetutamente fino a raggiungere il coito. D’altronde anche Thomas Malory, autore del ciclo di romanzi La morte di Artù, era tanto il cantore della gentilezza cortese quanto uno stupratore. In sintesi il visceral-fantasy Zodd è un romanzo non del tutto lontano dal passato (medievalismo puro) , seppur estremizzato.
Un’altra figura importante del romanzo della Necrosword è Costantino, gran mastro della Legione. Personaggio tormentato, erudito, zelante e attanagliato da numerosi rimorsi. Costantino è un protagonista che bilancia la violenza di Zodd con i suoi ragionamenti, la sua pazienza spirituale e la sua debolezza fisica. La legione conserva un gran numero di segreti, pratiche occulte e misteri primordiali…cosmici. Soltanto un uomo dal cervello temprato dalle sacre letture può sopportare il peso della conoscenza e delle sorti dell’umanità.
I due uomini descrivono perfettamente l’autore Campagnano, uomo dotato di una notevole prestanza fisica e di grande cultura. Zodd e Costantino sono due facce della stessa medaglia.
Il lettore disattento potrebbe giudicare Zodd come un protagonista dal bassissimo (se non inesistente) profilo psicologico, senza ideali, morale e sentimenti. Ricalcando i cliché del low-grim
fantasy (Trono di spade, Trilogia dei Fulmini di Lawrence, opere di Abercrombie) abbiamo un personaggio brutalmente violento che esaspera la sua sete di sangue… fino a diventare, per colpa del destino avverso, un cannibale. Eppure…c’è una morale di fondo. L’odio di Zodd è riversato soprattutto sulla civiltà, la burocrazia soffocante e l’ inetta classe politica. Così Campagnano ritrae uno Zodd non del tutto diverso dalla potenza primordiale e barbarica dell’eroe howardiano per eccellenza, Conan il Cimmero; ovviamente il corazzato imadiano è più sanguinario di Logen Novedita (Abercrombie), sfrontato di Ancrath (Lawrance) e più cazzuto di Druss La Leggenda (Gemmell).
Un accenno alla trama sarebbe anche giusto farlo, fottuti gli dei. Zodd è inviato a sedare numerose rivolte muriane, quando un giorno il generale Aurelio gli ordina di marciare contro una cittadina ribelle. All’interno delle mura cittadine il distaccamento guidato da Zodd e il suo fidato Lucio assiste a una macabra scena degna della penna di Edward Lee, l’intera popolazione è schifosamente divorata e mutilata da creature orride e indescrivibili. Ibridi demoniaci tra uomini e insetti giganteschi, alieni vomitevoli cuciti con pezzi umani e lordure organiche rivoltanti. I mostri evocati da potenze inenarrabili e universali attaccano gli imperiali, divorandoli.
Lo splatterpunk di Campagnano si fonde magistralmente con la narrazione fantastica, per quanto mi riguarda non l’ho trovato “orrorifico”, ma Zodd. Alba di Sangue è un titolo dalla forza rivoltante, dalla potenza carnale esasperante e viscerale, capace di scuotere la bontà di ogni lettore.
Il romanzo ha numerosi echi e sapori provenienti da altre realtà artistiche, avevamo accennato alla violenza nerboruta e sfrenata del manga Berserk, alla quale si aggiunge la potenza demoniaca e vendicativa di Devilman.
Iconograficamente l’immaginario di Zodd. Alba di Sangue trasuda dell’onirica bellezza gotica di Dorè e delle conturbanti creazioni fantastiche di Bosch, il tutto annaffiato da inquietanti richiami lovecraftiani e abomini indescrivibili ricoperti di sangue e fango.
Per concludere, il romanzo di Campagnano è il tripudio della violenza fisica, della blasfemia e della crudeltà umana, volutamente iperbolico e quasi trash.
Una storia di muscoli, bestemmie, viscere.
Non chiedo di meglio.
Cristiano Saccoccia