Tales From The Flat Earth
- 1978 – Il signore della notte (Night’s Master), Compagnia del Fantastico n. 45, 1995
- 1978 – Il padrone della morte (Death’s Master)
i due volumi sono stati raccolti nel n. 48 di Slan (1979) con il titolo “Il signore della notte” - 1981 – Maestro d’illusioni (Delusion’s Master)
edito dalla Fanucci (1991) con il titolo “Il signore delle delusioni”
edito dalla Newton Compton (Compagnia del Fantastico n. 29, 1994) con il titolo “Il signore delle illusioni” - 1986 – Delirium’s Mistress (Inedito in Italia)
- 1987 – Night’s Sorceries (Antologia – Inedito in Italia)
Racconti legati al ciclo
- “I Bring You Forever” (1998)
- “The Man Who Stole the Moon” (2001)
- “The Origin of Snow” (2002)
- “The Snake” (2008)
- “The Pain of Glass” (2009)
“Una notte Azhrarn, Principe dei Demoni, uno dei Signori della tenebra, per divertirsi assunse la forma di una grande aquila nera. Volò a oriente e a occidente, battendo le ali immense, e a nord e a sud, ai quattro angoli del mondo, perché a quei tempi la terra era piatta e galleggiava sull’oceano del Caos. Vide le processioni degli uomini che passavano laggiù, rischiarate da lampade piccole come scintille, e i marosi che s’infrangevano in fiori candidi sulle rive rocciose. Sorvolò, con un’occhiata sprezzante e ironica, le alte torri di pietra e le porte delle città, e si posò per un momento sulla vela di una galea imperiale, dove un re e una regina sedevano banchettando con favi di miele e quaglie, mentre i rematori si sforzavano sui remi; ed una volta ripiegò le sue ali d’inchiostro sul tetto di un tempio e rise forte dell’idea che gli uomini si facevano degli dei.“
Incipit di Il Padrone della Notte (trad. di Roberta Rambelli)
Ugo Malaguti ha il merito di averci fatto conoscere, dalla seconda metà degli anni settanta, una scrittrice del calibro di Tanith Lee (Londra, 19 settembre 1947).
Fra le sue opere, che in quattro decenni hanno spaziato da un genere all’altro, un posto di rilievo spetta alla serie fantasy della Terra Piatta – Tales of Flat Earth – composta (al momento) da “Il Padrone della Notte” (Night’s Master, 1978), “Il Padrone della Morte” (Death’s Master, 1978, che fece vincere alla Lee, prima donna, il British Fantasy Award nel 1980), “Il Signore delle Delusioni” (Delusion’s Master, 1981) nonché dagli inediti in Italia Delirium’s Mistress (1986) e Night’s Sorceries (1987), ai quali vanno aggiunti una manciata di racconti brevi, sparsi qua e là.
È probabile che Tanith Lee in origine non abbia immaginato il ciclo come un’opera unitaria. Quando i primi romanzi furono pubblicati, il sottotitolo scelto per il primo e il terzo fu An Adult Fantasy e per il secondo An Epic Novel of Adult Fantasy. Tales from the Flat Earth comparve come sottotitolo solo con il quarto capitolo, per poi essere utilizzato anche nell’edizione rilegata che comprendeva i primi tre libri.
Sebbene sia preferibile leggerle nell’ordine in cui sono state scritte, le storie sono autonome. Solo Delirium’s Mistress è la continuazione diretta del volume precedente, “Il Signore delle Delusioni”, mentre Night’s Sorceries è un’antologia formata da racconti indipendenti.
L’insieme di tutti questi libri introduce il lettore, alla maniera delle Mille e una notte, in un mondo mitologico, antico e fiabesco, attraverso un mosaico di avventure e di aneddoti, presentati come fossero narrati da un cantastorie il cui unico intento è quello di stupire l’ascoltatore. Talora il narratore si rivela inaffidabile e instilla dubbi nel suo pubblico.
In un’epoca al di fuori del tempo, la Terra era un mondo piatto e galleggiava, sfuggendo alle leggi dell’universo come oggi le conosciamo, in un mare di caos informe. Il sole e la luna sorgevano a oriente, solcavano pigramente il cielo per poi rituffarsi nel caos a occidente. Cosa succedesse loro nel tragitto inferiore non è dato saperlo. Le divinità, oziose e riflessive, dimoravano nel regno celeste e rarefatto della Terra Superna (Upperearth). I demoni, passionali e imprevedibili, vivevano nel mondo sotterraneo degli Inferi (Underearth). Ancora più in profondità si trovava l’inaccessibile regno dei defunti (Innerearth). I mortali erano relegati a vivere nel mezzo. Esisteva anche un mondo sottomarino, con i propri imperi e le proprie razze, ma raramente compare nella narrazione.
Al centro degli Inferi c’era Druhim Vanashta, città immensa e meravigliosa. Torri di opale, acciaio, bronzo e giada si ergevano sotto un cielo immutabile, rischiarate da una radiazione incolore e “fresca come la luce delle stelle“. La metropoli era abitata da tre specie di demoni: i Vazdru, gli Eshva e i Drin. I Vazdru erano creature dall’aspetto bello e nobile, capaci di trasformarsi in animali, in particolare aquile. Gli Eshva, erano i servi dei Vazdru, lunatici, emotivi, malinconici. Il terzo gruppo, composto esclusivamente da maschi, era quello dei Drin, esseri simili a gnomi, piccoli e deformi. Abili artigiani, i Drin trascorrevano la maggior parte del tempo a creare meraviglie, per compiacere i loro padroni, e a soddisfare gli appetiti sessuali sulle femmine d’insetto. Tutte e tre queste razze visitavano regolarmente la terra di mezzo dei mortali, dove provocavano una grande quantità di disastri.
Il principe dei demoni Azhrarn, introdotto nel primo libro, era uno dei cinque Signori della Tenebra, colui che dominava la Notte e governava Druhim Vanashta. Molte vite umane erano sconvolte, se non distrutte, dalla sadica crudeltà di Azhrarn, che considerava la Terra il suo personale campo da gioco. Ancora più influente era però l’incarnazione della Morte, il misterioso e sorprendente Ulhume, che “forse erano stati gli dei a crearlo, tanto tempo prima, nei giorni delle cose informi e del caos. O forse era pervenuto ad esistere solo perché c’era bisogno di lui e del suo nome“. “Il Signore delle Delusioni” presenta Chuz (Chuz the Mad) malvagia personificazione della follia e acerrimo nemico di Azhrarn, mentre nel capitolo successivo fa la sua comparsa Kheshmet, Signore del Fato. Nel corso della serie, l’autrice mantiene segreta l’identità del quinto Signore della Tenebra, rivelandola solo nell’ultima frase del racconto The Daughter of the Magician, che conclude il volume finale.
Costoro sono i veri protagonisti delle storie che tra forti emozioni, paure, acceso erotismo e sfrenata fantasia, dimostrano la bravura di questa talentuosa scrittrice.
Come è abituale nella Lee, molte e diverse fra loro sono le fonti da cui è stato attinto per creare l’arabesco della Terra Piatta: non solo i sopracitati racconti delle Mille e una notte, ma anche Shakespeare, i classici dell’erotismo, senza trascurare i grandi nomi del fantastico come Ray Bradbury, Fritz Leiber e Jack Vance. Lo stile utilizzato, straordinariamente uniforme in tutto il corpus di storie, è quello che gli appassionati hanno imparato a conoscere e ad amare: vibrante, ricco, poetico, elegante, di un fascino che ha pochi uguali nel mondo della letteratura fantastica.
Le tematiche principali della serie sono l’amore, il sesso, il viaggio, il destino, il tutto immerso in un’atmosfera magica, intrisa di soprannaturale, a volte gioiosa, più di sovente cupa. Spesso i personaggi mortali, di norma ragazzi e giovinette, diventano pedine da manipolare ed eliminare secondo il capriccio dei demoni, oppure oggetti del loro desiderio, in primis di Azhrarn. Costui, nonostante i comportamenti vanitosi e crudeli che non disprezzano l’inganno e lo stupro a danno di uomini e donne, non esita a salvare il genere umano quando questi è in pericolo, intervenendo al posto di divinità, remote e indifferenti. Senza gli esseri mortali l’esistenza dei Signori della Tenebra, creazioni dell’inconscio collettivo dell’umanità, perderebbe ogni attrattiva.
A fare da contraltare ad Azhrarn c’è Uhlume, il quale, dietro il volto imperscrutabile e terribile della Morte, nasconde un animo tormentato e sensibile, prigioniero di una sorte immutabile e tragica.
Tra il 1998 e il 2009 sono stato aggiunti nuovi episodi alla serie con diversi racconti, ultimo dei quali è Our Lady of Scarlet. Nelle intenzioni dell’autrice, tuttora in piena attività, c’è anche quella di scrivere un nuovo romanzo: l’opera, che gli appassionati sperano veda presto la luce, dovrebbe intitolarsi Earth’ Master.
Concludiamo con le parole di Ugo Malaguti, dall’introduzione al volume “Il Signore della Notte” (Libra, 1979) che raccoglie i primi due libri del ciclo:
“… secondo noi Il Signore della Notte è un’opera d’arte, un libro strano, bizzarro, inatteso, diverso da tutti quelli che abbiamo letto finora o che potremo leggere in futuro.
Al lettore, come sempre, il giudizio finale: e per le migliaia e migliaia di appassionati di Tanith Lee, di questa scrittrice che sembra giocare con il proprio talento per colpire e rinnovare continuamente l’immagine che pensiamo di esserci fatti di lei, un’occasione nuova e diversa per apprezzare un’autrice che dimostra, ancora una volta, un talento straordinario, che quasi irrita per la facilità con cui affronta e risolve situazioni che altri scrittori neppure saprebbero affrontare“.
Per un elenco esaustivo delle edizioni italiane dell’opera di Tanith Lee (serie della Terra Piatta compresa) si può consultare il catalogo Vegetti alla pagina:
http://www.fantascienza.com/catalogo/autori/NILF13128/tanith-lee/
Stefano Sacchini